Da Bertolone a Serragrande

Una piacevole camminata fra le contrade degli iblei occidentali, con panorami straordinari

Focus:

ore 8 piazzale centro commerciale  (decathlon ). Max 25 partecipanti

Difficoltà: E
Direttori:

Stefania Serra 3382875165 e Carlo Battaglia 3334646885

Programma Completo

Da Bertolone a Serragrande

Domenica 27 Novembre

Appuntamento: ore 8 piazzale centro commerciale ibleo, vicino decathlon.
Rientro: nel pomeriggio
Durata dell’escursione: 1 giorno
Equipaggiamento: abbigliamento consono alla stagione, zaino, scarpe da trek, mantella ecc.
Mezzo di trasporto: auto propria.
Tipologia del percorso con tracciato chiuso ad anello: sentiero, mulattiera, breve tratto asfaltato, strade sterrate.
Difficoltà del percorso: media difficoltà E.
Lunghezza del percorso: 14 chilometri.
Tempo di percorrenza: 6 ore comprese le soste.
Quote di altitudine ed elevazione: fra 370 e 790 metri, elevazione 550 metri in salita e in discesa, pendio medio in +8,3 e – 7,2.
Ripari lungo il percorso: grotte Scannalupi (piano Ghiebbi), sottopassaggio ss415
Pasti: pranzo a sacco in proprio.
Numero massimo dei partecipanti: 25 escursionisti.
Quota di partecipazione: contributo volontario € 2,00 per il sostegno della sezione.
Eventuali non soci devono attivare l’assicurazione entro venerdì.
Programma dell’evento
Primo appuntamento alle ore 8:00 presso piazzale Centro commerciale Ibleo, secondo appuntamento abbeveratoio di Monte Raci (coordinate 36.970642° 14.675136°)
Dopo aver parcheggiato le auto e fatte le registrazioni dei partecipanti, si inizia la camminata che comincia su strada asfaltata per un breve tratto,  uccessivamente si prosegue su strada sterrata e su mulattiera fino a raggiungere case Bertolone e passare nel sottopasso della SS514. D’ora in poi, il percorso si snoda prevalentemente in leggera salita su strade sterrate e su sentiero per passare da case San Marco e raggiungere contrada Serragrande, il punto più alto della camminata. Pausa pranzo e, se si è interessati, si può approfondire brevemente, quanto riportato sotto. Dopo si continua in discesa, si passa da case Menticella e, su un’antica mulattiera, si raggiunge la strada di  San Marco che riporta il gruppo al punto di partenza.

La vita dei massari e le leggende fantasmagoriche dei luoghi.

Luoghi di transumanza, di pesanti lavori nei campi e nelle masserie, lunghi tempi di semina, di mietiture e di trebbiature (pisari). Tanta fatica e tanta gioiosità alternata a canti, bestemmie e preghiere. Momenti in cui si sente la presenza di un dio buono e di un  dio capriccioso e burlone; vita molto semplice, alimentazione a costo zero, vestiario che passava dal grande al piccolo della famiglia, scarpe bucate e recuperate fin quando non cadevano le suole, coperte ricavate da pastrani e da quanto di meglio poteva conciliare il buon sonno. Non c’è idea del televisore, del telefonino, di tutto quanto oggi rende la vita anche artificiale, la illude e la lusinga; una rudimentale radio è tutto quanto c’è di meglio.
Le chiacchierate tra vicini erano momenti indimenticabili. Il petrolio dei lumi era una grazia di dio che chissà come si ricavava e che rischiarava le lunghe serate invernali. Non tutto finisce qui, e ancora il bambino imbracato con una corda piena di nodi e calato in una cisterna per salvare una gallina, il maialino morto e nascosto sotto il lavatoio per fare spaventare la povera ronna Nela (i spirdi, i spirdi) e che viene travolta da una febbre delirante per due giorni, ma in cambio gode della solidarietà di tutti i vicini. La disa (ampelodesmos mauriticanus) rubata di notte al vicino, l’acqua della cisterna sigillata e sorvegliata speciale, la transumanza quando il freddo punge, la pisata e la spagliata nelle ore più calde del giorno, imprecando il buon dio affinché non piovesse e facesse un moderato vento di ponente; occhio agli acquazzoni estivi che tutto rovinano.
La complicità della nebbia per nascondere gli animali del vicino e per ascoltare una bella e intima chiacchierata in solitaria di Massaru Cicciu u ciaraulu; il buonuomo che si fa fare la pipì in tasca da un bambino in un attimo di distrazione. Non tutto finisce qui, la storia continuerebbe quasi all’infinito, perché di storia vera si parla, nessuna fantasia! La mattanza dei Lupi, l’aratro col quale condividere tutta la giornata, le cavalle vestite e trattate come facenti parte della famiglia, la mucca che per poco non le viene cucito una mantella su misura che, chiamata per nome, comprende cosa il massaro le dice; la ricotta
come un rituale di tutti i giorni, quasi una sacralità il pane fatto ogni 10 giorni, magari duro è sempre la grazia del buon signore che te lo concede, lunghe serate di preghiere, litanie in un frammisto di dialetto latinizzato, lavoretti fatti al fievole chiarore del lume.
Poco ci vuole a fare scatenare tempeste di bestemmie rivolte al santo del giorno, a un dio che viene sfidato a tu per tu, con l’ira pari a quella di Achille, poi la quiete e chissà, magari un silenzioso pentimento per quanto si era detto nello sfogo, e con qualche pensiero che suggerisce: chissà se dio esiste e poi come l’ho trattato, mi potrebbe rovinare veramente la vita. quale? Quella dell’aldilà! Mmmmaaaa!! Cia Ma crirri? Ecco cosa è l’aia, l’aratro, poi arriva il trattore, un groviglio di ferraglia rumoroso che comunque allevia le fatiche, il mondo cambia e bisogna andargli dietro, ma restano gli incontri reali con i fantasmi del luogo, fatti strani accaduti fuori dalla portata umana, testimoni oculari giurano che tutto è stato reale. Un caso di psichiatria? Forse sì e forse no, o proprio no. Una infinità di particolari molto sottili decorano angoli di vita di chi oggi non c’è più, ma che alcuni anni fa raccontava con lucidità e con dovizia di
particolari. Da non dimenticare che alcuni massari erano diventati artificieri, archeologi, cercatori di tesori, meteorologi e tanto ancora. Degno di notizia rosa è il giovanotto che si reca dalla vedova sessantenne nella tarda serata e va via prima dell’alba. E che dire della sparatoria fra massari e banditi! Ora sembra tutto svanito, forse per sempre…….

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